Non ho letto gli articoli e non m' interessa farlo, poiché- lo dico senza inutili giri di parole- il livello mi pare scarsissimo e pure degradato: non si può ricavare qualcosa di buono, mai, da una 'critica' su ciò che è scomposto, privo di senso vero, squalificato in partenza. Non è possibile, è ovvio, articolare un pensiero che deve riempire persino buchi nel sostrato inesistente della materia stessa su cui si dovrebbe discutere. Non sono aporìe, difatti, che aprono vasti orizzonti di contrapposizione o, invece, aderenza dialettica: è solo considerare qualcosa che viene sparso in giro, è chiacchiera con qualche poverissimo connotato di cronaca affibbiato tramite il mezzo di consumo su cui gira. Si può prendere spunto, semmai, come fosse solo un titolo di paragrafo, per dire qualcosa che esuli, per sommi capi (sommi).
Non ho mai capito il senso di applicarsi ad uno 'studio' su cotanta sostanza. Com' era evidente da quell' articolo, di grado assimilabile ad 'inchieste' da italiauno.
Al di là della spendibilità di dati che non lo sono come fulcro di un' aberrazione del gonzo journalism (e non sto parlando di questa, che è chiacchiera, compitino mediocre scolastico, non aberrazione), è il sensazionalismo, che è l' unica certezza, visibile, con cui si unge il prodotto, che, col suo tanfo dovrebbe, in caso di sani riflessi, provocare indietreggiare repentino. Fisico.