In morte della tecnica, oggettiva, e della sua infallibilità fin qui dichiarata, ecco la forza senza confini dell'economia (... dell'interesse...) e della politica... 
Come lo spieghiamo adesso, ai maniaci dei dati brutali e della libertà della scienza e delle sue regole e metodologie, che la committenza fa dire al tecnico ciò che essa vuole?
Se il tecnico è dunque entità funzionale al committente dello studio, perché mai devo credere a una relazione tecnica?
"La m i a TAV è differente".
E tanti auguri...
http://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2019/02/13/tav-ue-litalia-chiarisca-sullanalisi-costi-benefici_0027f99d-e00b-49d6-a098-1b08f1175266.html
Aspè però, non è (in generale, non in questo caso particolare) esattamente così. OGNI studio che sia vagamente più complesso di 2+2=4 porta una tesi confutabile discutibile e variabile a seconda dei contesti e delle scelte.
Parlando di infrastrutture e opere pubbliche, NON esiste una scelta tecnica che non sia politica, e sed essere pro o contro una tesi - semplificando - significa avere un'idea diversa dello stato attuale delle cose e di cosa significhi, banalmente "futuro migliore" e anche "per chi".
Credo che questo sia il primo passo per poter fare QUALUNQUE analisi tecnica in modo sereno trasparente e rispettabile. "Propongo A perché la mia idea è che... e quindi seguendo questa linea potremo avere..." etc.etc.
Infatti è così, tuttavia l'opposizione scopre oggi che è così.
Siamo stati ammorbati anni con la narrazione della infallibilità oggettiva della scienza e della tecnica, espungendo dal discorso la scelta politica.
Torniamo all'esempio madre o padre, i vaccini... una volta che è chiaro che il vaccino funziona, il problema di come farlo arrivare alla maggior parte delle persone è politico... poi la politica potrà essere supportata da opzioni di azione tecnico/scientifiche. È politica scegliere tra una obbligatorietà brutale, una obbligatorietà persuasiva e incentivante, una pura incentivazione non obbligatoria, etc., etc.
Di queste opzioni, tuttavia, non era più dato discutere, in quanto si poneva una indebita relazione tra dato scientifico, misurabile, e politica di vaccinazione, la cui efficacia non è misurabile a priori. Tra obbligatorietà bruta, obbligatorietà persuasivo/incentivante, incentivazione massiccia non si può dire se non a cose fatte quale sia stata la più efficace e con il miglior rapporto tra costi e benefici (in senso ampio e non solo soldi spesi/vaccini somministrati).
Con questa relazione, a mio parere, torna finalmente in campo il discorso della politica e degli interessi come motori delle scelte, ossia la soggettività che guida le sorti anche della oggettività.