i Dream Theater piacevano tanto a questo donnone improponibile che frequentava il mio liceo, di quelle obese che però si sentono fighe perché hanno le tette grosse, approdata adesso all'oltranzismo cattofascista, ma che all'epoca giocava a fare la maledetta mettendosi lo smalto nero e fingendosi ubriaca. E mimando gli assoli dei Dream Theater in corridoio.
Ovviamente lei mi schifava perché io ero pànc.
Come ovviamente schifava tutti quelli a cui non piacessero i Dream Theater.
Fatto sta che dobbiamo frequentare questo corso d'inglese, per superare il temutissimo test a valenza europea, di pomeriggio e con un insegnante madrelinguista, sulla trentina scarsa, BONO, ma aiutatemi a dire bono.
Tipicamente, ci siamo tutte prese una grandiosa cotta per lui, che era anche un grandissimo ganzo, appassionato di musica (mi pare suonasse il violoncello) e durante una delle tipiche discussioni in lingua, propedetiche all'esame, la sventurata domandò se gli piacessero i Dream Theater
Lui rispose:
«Ugh, I tried hard, but I must admit that I don't like them.»
Sospensione, attesa, trepidazione. La sventurata ha già l'occhio umido e il cuore che traballa.
Egli prosegue:
«Oh, no, in fact I honestly think they're totally useless for contemporary music.»