Letto e accolgo come valida la considerazione sul disinteresse all'informazione (non chiedersi il perché di qualcosa e non cercare dati) in una condizione di disponibilità illimitata.
Torna a starmi sul cazzo quando nobilita la sua formazione, che è evidente essere stata privilegiata, nei suoi stessi esempi, nei suoi stessi riferimenti. Cinquantamila euro lordi l'anno, poi, sono indice di differenza di classe, mi spiace. E il mondo non si riduce a Roma.
Non sono neppure d'accordo sul suo concetto di elitario.
L'élite diventa elitarismo quando non propone ma sputa in faccia la conoscenza (che va oltre l'informazione), indifferente o inconsapevole della asimmetria che divide le persone nell'accesso e nello sviluppo della conoscenza stessa, che non è solo quella tecnico/specialistica, oggetto di un un percorso formativo esterno (per qualcuno, eugenio, anche interno) ma la formazione culturale (quella dell'esempio "preraffaellita"), non solo nozione ma in parte metodo e in altra parte orizzonte condiviso di classe, tradizione (da --> a). Ed è un male reale.