Sono un ex seminarista. Sono stato cattolico hardcore fino ai diciotto anni. E penso che da credente si viva davvero meglio.
Detto questo da una dozzina d'anni vivo in uno strano limbo. Non sono credente, ma non sono nemmeno ateo. Mi piace definirmi "non credente, ma molto religioso". Ho le mie convinzioni, a volte estremamente blasfeme, ed altre davvero fideistiche. Credo (anzi: presumo) che dio non esista. E se esiste è un bastardo. Ma credo pure che certe cose del mondo, della vita, di noi stessi e nel nostro futuro, siano troppo belle, troppo assurde, troppo esagerate per pensare che siano tutte frutto del caso.
Non è che in fondo il teorema statistico delle scimmie: un numero infinito di primati messo di fronte ad una macchina da scrivere prima o poi darà alla luce Shakespeare. Possibile. Ma no, io non ci credo. Se trovassi davanti ai miei occhi una scimmia che pigiando casualmente sulla macchina da scrivere mi scrivesse il Re Lear, beh, io mi leverei il cappello e mi inchinerei davanti al talento drammaturgico della stessa.
Personalmente io mi sento molto come il Giovane Ricco del Vangelo. Uno che va da Gesù e chiede cosa fare per entrare nel Regno dei Cieli, e Gesù gli risponde "segui la Legge di Mosè", e questi risponde che l'ha sempre seguita dalla nascita. E c'è questo passo che mi piace un sacco, che "mi fa sentire amato", in cui si dice "e Gesù guardandolo subito lo amò". E allora Gesù gli chiede "seguimi, e vendi tutto quel che hai", e il Giovane Ricco, o io stesso, se ne va rattristato, e non segue Gesù. Mi sono sempre chiesto che fine faccia. La fine di quelli che hanno seguito Gesù la conosciamo, la sua no. Sappiamo solo che non l'ha seguito, e che Gesù lo amava. Ma non sappiamo qual è la fine della sua storia. Oh beh, alla fine lo scoprirò.
Sulla Chiesa come istituzione ho la mia posizione. E la mia posizione è: alla fine l'importante è la fede. Io la vedo così: io amo il calcio, in maniera smodata ed appassionata. E credo che la fede sia come l'amore per il calcio. La Chiesa non è altri che la FIFA: la federazione ufficiale che stabilisce le regole, organizza le partite, fa statistiche, dà i premi. Poi io metto due maglioni per terra a fare i pali, chiamo qualche amico, palleggiamo, "ogni tre angoli è rigore", e ce ne freghiamo delle regole di Blatter, le stronzate di Domenech, vaffanculo al regolamento della FIFA. Quello comunque per me è calcio.
Del resto anche Gesù l'aveva detto: dove due sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro.
Bestemmia finale, perché davvero non sono credente: il Paradiso per me è l'offesa più grande. Io penso che debba agire in maniera giusta perché questo mi rende una persona migliore. E questa è la mia ricompensa. Il dover credere a una ricompensa ultraterrena è svilente per la mia vita. Non voglio che questa mia vita sia una prova, un gioco a premi dove poi alla fine potrò portarmi a casa l'intero montepremi. No grazie, io su di una giostra del genere non ho mai chiesto di salire.