Atto I
Mi sono follemente innamorata di uno sfavillante, geniale malvestito incontrato sulla metropolitana dopo la visione di "Lost in traslation". Non esistono parole o immagini che possano rendergli giustizia o che esprimano la mia incondizionata devozione.
Indossava un cappello anni'40 del nonno in gessato (linee bianche e tessuto nero) e ciò si rifaceva al completo giacca da impiegato in geassato a righe nere su sfondo bianco con pantaloni abbinati e con tanto di riga in mezzo, la camicia era nera come le scarpette di vernice (sì, di vernice) che brillavano come quegli accendini da cowboy bburini. A completare la perfezione... Il borsello anni'20 di pellame nero. I capelli cortissimi ossigenati alla Marylin, gli occhi bovini azzurri e il triplo mento. Chiappette flacide.
Il mio cuore è suo.
Il vero uomo d'affari francese è un ammmorree, discorre sul telefonino spento ultimomodello che compra la mattina e getta la sera mentre osserva le turiste e lancia il messaggio: "Potremmo vivere una passione intensa, ma adesso devo evitare il crollo di Wall Street. Perdonami, piccola pezzente" e sfrecciano via con i loro occhiali firmati da chiunque (Gucci, D&G, la nonna, ecc...) e la cravatta è ferma come di gesso con disegnato un fermacravatta in oro finto e la camicia stirata e di colori decisi da vero uomo (bianco ghiaccio che abbaglia, colletto e polsini bianchi con il resto a righe azzurro cielo e bianco panna alla ammerriccana), pantaloni abbinati alla perfetta giacca di ferro, cintura sottile ma visibile e 24 ore vuota ad impreziosire il tutto.
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