Noto sempre un certo compiacimento in chi è la sola donna in un gruppo di uomini. Perché? Non lo sto dicendo con intento polemico. Solo, vorrei capire perché leggo sempre questa sfumatura di soddisfazione. Non è qui il nocciolo della questione? E cioè che comunque, essendo tutti diversi gli uni dagli altri, è _normale_ essere _unici_?
Posso quotare col sangue? 
Provo a dare la mia versione resin ed ls: sarei più contenta con qualche collega donna in più. alle volte mi sento davvero sola. alle volte ho paura di andare in dipartimento da sola il weekend quando non c'è nessuno.
Forse il "compiacimento" che emerge è come una barriera che mi sono fatta per difendermi da chi mi dice "sono cose da uomini".
E mi sento, certe volte, come in frontiera.
Alle volte ad essere unici va bene, perchè in genere tutti ti trattano con gentilezza e ti aiutano. Dall'altra, se ottieni risultati migliori del maschio, vieni segnata a dito, sei più sola perchè leghi meno con gli altri, perchè sei la ragazza, devi accettare con una smorfia le battutine misogine eccetera.
Io studio il mio mestiere perchè mi piace, perchè non so fare di meglio, e perchè spero che la partecipazione delle donne nelle scienze applicate si diffonda di più, produca cose utili, apra nuovi orizzonti. E spero che mi dia soddisfazioni.
Essere unica alla lunga stufa e piace ogni tanto trovare qualcosa in comune, nonostante siamo tutti diversi. Secondo me vanno considerate presenti entrambe le componenti dell'uomo, quelle che ci fanno assomigliare e quelle che ci distinguono.
E secondo me nell'accettare/tollerare le differenze ci vuole il rispetto, dare dignità a ciascuno.
Io credo più che di essere uguali, siamo ugualmente degni ad esistere o vivere con la nostra persona.