PUNTO 1) L'immagine è molto più incisiva della parola, sì. Se mi insulti in pubblico o mi disegni sodomizzata su un cartello l'effetto è diverso.
PUNTO 2) L'idea dello stupro viene perché c'è scritto "Greta", e tendenzialmente sappiamo che la Thunberg, di fronte a qualsiasi lavoratore o proprietario di un'azienda petrolifera, sceglierebbe di fare molte altre cose prima di dargliela.
PUNTO 3) A me personalmente non viene in mente né lo stupro, né il sesso anale, ma davvero non mi sembra degno di discussione.
PUNTO 4) Il linguaggio è molto violento, siamo molto violenti e naturalmente questo si riflette nella lingua. Il compiacimento nelle metafore sessuali però non può essere scisso dalle dinamiche di potere tra maschi e femmine. "Prenderlo in culo" è offensivo perché il ruolo sessuale "passivo" (lo stereotipo del ruolo femminile) è considerato disonorevole, meschino, umiliante. Per forza c'è una lettura patriarcale di questo tipo di insulti.
Interessante, vado per punti:
PUNTO 1)
Apparentemente, dal mio punto di vista; perciò sviluppo quanto accennato di là:
L'immagine, in un tempo di sovrabbondanza come l’attuale, gioca in gran parte sull'immediato dell’emozione, stimolando meccanismi precostituiti e spesso dozzinali, e sul riconoscimento da parte di un gruppo di riferimento. La stessa immagine, in una sovrabbondanza di messaggi e appartenenze, ciascuna col proprio linguaggio, veicola significati diversi. Fa molto rumore ma è imprecisa.
La parola, anche quando forte, è più precisa, indirizza a un determinato orizzonte e lo rafforza. "Glielo mettiamo in culo a Greta" o anche "Mettiamolo in culo a Greta" individua un'area di riferimento non confondibile e contempla un approccio più accettabile, più accoglibile, più insidioso. Offre una riconferma morbida anche per i simpatizzanti più moderati. Sarebbe un’opera improba ricavarne una seria prospettiva di invito allo stupro o di simulazione concettuale di uno stupro.
La parola è molto più incisiva, in senso proprio.
Ha dunque ragione Greta che la scelta sia stata la peggiore per attaccarla, perché l’immagine manca di incisività e sovrabbonda di significati potenziali e di “rumori d’immagine”.
PUNTO 2)
Ecco, questo punto è suggestivo ma mi pare contraddittorio e irrealistico, rispetto al messaggio. Che è invece papale papale, rozzo, immediatamente traducibile.
È comunque un interessante calembour logico e psicanalitico nel quale ci troviamo di fronte la azienda stupratrice che vorrebbe sessualmente soddisfarsi, usando la forza, con la giovane antagonista proprio perché questa la schifa.
Mah, a leggerla così mi convince nulla, mi sembra una soluzione-pezza, applicata a posteriori per rafforzare il rumore emotivo atteso e scuotere gli automatismi culturali di riferimento. Tra l’altro un qualsiasi giornaletto porno anni settanta e ottanta descriverebbe meglio e in modo più… incisivo… il “calembour”.
PUNTO 3)
Neppure a me.
Rimando a quanto ho scritto nel post prima sul perché la precisa accusa di aver rappresentato uno stupro (è circa questo e da questo che partono le considerazioni) ha un po' di buchi e si porta dietro conclusioni artificiose e forzate.
Dissento poi sulla indegnità di discussione.
Questi processi di costruzione e ricostruzione di significati, se non discussi e analizzati, formeranno una mentalità, con pretese di consolidamento e prevalenza assoluta, carica di impurità e di automatismi irrazionali, che potrà fare parecchi danni.
PUNTO 4)
La lettura patriarcale sembra, per molti ambiti culturali moderni, la coperta adatta per dare una pelle ad ogni cosa, compresi gli istinti violenti, di affermazione, di sopraffazione, lo sfogo di frustrazioni, etc., etc., della specie tutta.
Coperta che non può che essere corta.
Inoltre, sempre di là, sottolineavo come, volendo seguire alcuni movimenti culturali in via di forte affermazione, l’unica posizione sessuale che potrebbe esimere il maschio dalla presunzione di stupro è quella in cui la donna lo sormonta e guida il rapporto. Per la Banotti era stupro comunque (lo era, a conti fatti, ogni atto sessuale del maschio con la femmina).