(non credo che ce l'abbiano con me, è proprio il modo di fare della gente, guarda insistentemente, anche se me ne accorgo loro continuano a fissarmi
la cosa più bella quando la gente ti fissa è quando li fissi pure tu e allora distolgono lo sguardo 
Una volta questo forum era veramente un bel posto. E' per quello che mi sono iscritta.
Ma ho sbagliato tempi, modi, luoghi e tutto.
(anche per rovinarlo)
In tema, "persone che ti fissano, ma poi le fissi anche tu e non si sa cosa cazzo sta succedendo".
Ieri mattina sono uscita alle 7 perché dovevo attraversare in lungo e in largo la città e finire entro mezzogiorno per godermi un pranzo fuori, pranzo di due o tre ore...
Ho preso all' incirca ventiquattro mezzi, tra cui la 61, un autobus, su cui, ad un certo punto, è salito un ragazzino, biondino, Woolrich o simile carta da zucchero chiaro, lungo, jeans beige scuro, capelli scombinati al naturale, corti, NO BARBA. Ma, soprattutto, piercing al sopracciglio, due coni molto piccoli molto all' esterno, sopra e sotto. Quindi: un fighetto fatto e vestito, e biondino, ma, ad un' obbligatoria occhiata- mi stava di fronte, in piedi- una vertigine che turbava la potenziale spocchia del decoro. No, non era il piercing. Di quello ho detto così, perché l' ho notato, bello. Era una decisa aura di lato oscuro.
In quel mentre, io ero intenta, nella mia nuvola di sonno, a formulare un piano per cercare di ricavare una foto da qualcosa che avevo con me, essendomi resa conto da dieci minuti di averla dimenticata a casa: pensavo alla carta d' identità e alla sequenza di operazioni che avrei dovuto compiere per non strappare la foto davanti alla segretaria di quell' ufficio ("AH, l' ho dimenticata! Accipicchia, ora vado a prenderla e torno"- tanto cosa ne sa, le dico che abito vicino, poi vado dovunque, chiedo delle forbici, distruggo la carta d' identità ed ho una foto nuova di pacca. Tutto questo per non scendere in metro a fare una foto. O meglio, per questione di principio, poiché l' avevo dimenticata a casa e questo non doveva crearmi danni di nessun tipo).
Finito di elaborare il piano, guardo di fronte, scuotendomi dal torpore della concentrazione estrema , e mi trovo sotto lo sguardo fisso del ragazzino. Distolgo lo sguardo dal suo. Non sfrontato, non penetrante, fisso come chi aspetta che tu gli dica qualcosa, o che lo guardi perchè siete usciti insieme. Come se dovesse succedere, ma non perché te lo sta chiedendo.
Passano cinque minuti durante i quali architetto complotti segreti ai danni della mia proprietaria da attuarsi quando un amico che non so neanche se tornerà a Mi mi proporrà di convivere per il tempo che desidero prima di trasferirmi in un' altra città nella sua mansarda dai soffitti alti e dalla vista spettacolare.
Riapro gli occhi sul mondo, nella figura dell' autobus, e appena io guardo lui, perché mi sta di fronte, lui torna a guardarmi, esattamente come prima. Comincio a pensare che sia il fratello più piccolo, ormai ventenne, di un' amica che ho dimenticato.
Ma non ha quell' espressione tonta di chi ti vuol chiedere "Ah, ma tu sei...?". Tutt' altro, anzi...comincio a notare i lembi che separano i due coni del piercing dal sopracciglio. Così, lo guardo negli occhi alla fine. Ci siamo guardati da un metro di distanza, senza mutare espressione, senza un accenno di sorriso\risata di ogni tipo\chiusura\voglia di fare altro, per un minuto, credo. Non era nemmeno come quando sembra di conoscere qualcuno da blabla tanto tempo blabla, "come se ci conoscessimo da sempre", etc, era proprio guardarsi come se non ci fosse bisogno di fare nient' altro ed allora perché non farlo se piace.
Ciak: "Si Scende".